Casa editrice:
Lepisma
Data di pubblicazione:
11/2003
PREFAZIONE
Alba e ritorni… è un libro insolito nel panorama odierno.
Immagini e poesie si danno la mano e creano momenti di grandi emozioni, soprattutto a me che dipingo pensieri.
Mi sembra un “intreccio” di due modi espressivi diversi, né contrapposti né alternativi: con uno si descrivono le immagini che suscitano i pensieri del poeta, con l’altro si esprimono i pensieri che danno l’idea alle immagini.
Ciro Cianni e Fabrizio Pepe hanno costituito un binomio che funziona, infatti le immagini illuminano le parole e le parole esplicitano il messaggio con semplicità ed essenzialità.
I due autori hanno preso alla lettera l’insegnamento del Papa e perciò contribuiscono “all’affermarsi di una bellezza autentica che, quasi riverbero dello Spirito di Dio”, trasfigura la materia e apre “gli animi al senso dell’eterno”.
Il nostro tempo si è troppo legato alla realtà virtuale, ai beni materiali e la poesia, dunque, ha il compito di riportare la vita degli uomini a una dimensione che non trascuri il rapporto con il Divino. Papa Giovanni Paolo II lo ha compreso nella pienezza più assoluta e perciò viene citato in frontespizio.
Dà conforto il lavoro di questi due giovani che sanno guardare al futuro con fiducia e sanno interpretare la parola Divina con un’adesione encomiabile.
Ad apertura si legge Al nuovo, testo che annuncia “la vita”, che sarà il “il giogo tenue/del risveglio”. Poi si susseguono poesie che sembrano aforismi, e sono concentrati di saggezza, momenti di meditazione. Così “la povertà/dell’anima gioisce” e spande attorno a sé un alone di freschezza, una scia di serenità.
C’è, in questi versi, una nota di francescanesimo che pone il lettore in una condizione ideale per poter aderire al bene. Ancora una volta sorella povertà diventa protagonista (“la povertà/stancherà il ricco”) che illumina il senso apparente e recondito degli esseri e ridà facoltà nuove alla speranza.
Profezia ribadisce ciò che l’uomo sa da sempre, ma aggiunge che, in fondo, la morte è “respiro/dell’anima mia eterna”.
Mi piace il lievito spirituale che circola tra le pagine. E’ un lievito che depone fermenti negli occhi e nel cuore e accende ardori infiniti, invita all’esame di coscienza, al bene, alla crescita.
Ma queste poesie, così ricche di pathos e di strascichi evangelici, non sarebbero così evidenti nel loro messaggio se non fossero accompagnate da fotografie, da collages, da murales, da composizioni figurative, insomma, che aiutano a dilatare la portata e le ragioni dell’insegnamento.
Non si tratta di poesia visiva, ma di poesia che tenta l’amalgama tra segno e suono e intende varcare la soglia estetica per entrare nella fenomenologia morale, con la consapevolezza del limite di ogni singola materia espressiva senza il contenitore. In alba e ritorni… la forma, il colore, le immagini sono il contenitore; le parole, i pensieri, le idee sono il contenuto e forse anche viceversa. Un esperimento ben riuscito al punto che l’intreccio colore-parole, disegno-pensieri è riportabile all’unità. Si ha la sensazione che da soli non sarebbero esistiti.
I due autori possono andare fieri di questo volume sintetizzato nella composizione intitolata Scelta :
Due scatole
vicino ad una finestra,
una riportava la scritta “tempo/vita”,
all’interno una manciata di chiodi,
l’altra piena
di… io,tu,egli,
noi,voi,essi,
con scritto “tempo/…”!
L’immagine a fianco dà l’idea di una alterità, che suscita contrapposte riflessioni.
Come fosse la visione di una presenza-assenza.
Giuseppe Mannino
Alba e ritorni… è un libro insolito nel panorama odierno.
Immagini e poesie si danno la mano e creano momenti di grandi emozioni, soprattutto a me che dipingo pensieri.
Mi sembra un “intreccio” di due modi espressivi diversi, né contrapposti né alternativi: con uno si descrivono le immagini che suscitano i pensieri del poeta, con l’altro si esprimono i pensieri che danno l’idea alle immagini.
Ciro Cianni e Fabrizio Pepe hanno costituito un binomio che funziona, infatti le immagini illuminano le parole e le parole esplicitano il messaggio con semplicità ed essenzialità.
I due autori hanno preso alla lettera l’insegnamento del Papa e perciò contribuiscono “all’affermarsi di una bellezza autentica che, quasi riverbero dello Spirito di Dio”, trasfigura la materia e apre “gli animi al senso dell’eterno”.
Il nostro tempo si è troppo legato alla realtà virtuale, ai beni materiali e la poesia, dunque, ha il compito di riportare la vita degli uomini a una dimensione che non trascuri il rapporto con il Divino. Papa Giovanni Paolo II lo ha compreso nella pienezza più assoluta e perciò viene citato in frontespizio.
Dà conforto il lavoro di questi due giovani che sanno guardare al futuro con fiducia e sanno interpretare la parola Divina con un’adesione encomiabile.
Ad apertura si legge Al nuovo, testo che annuncia “la vita”, che sarà il “il giogo tenue/del risveglio”. Poi si susseguono poesie che sembrano aforismi, e sono concentrati di saggezza, momenti di meditazione. Così “la povertà/dell’anima gioisce” e spande attorno a sé un alone di freschezza, una scia di serenità.
C’è, in questi versi, una nota di francescanesimo che pone il lettore in una condizione ideale per poter aderire al bene. Ancora una volta sorella povertà diventa protagonista (“la povertà/stancherà il ricco”) che illumina il senso apparente e recondito degli esseri e ridà facoltà nuove alla speranza.
Profezia ribadisce ciò che l’uomo sa da sempre, ma aggiunge che, in fondo, la morte è “respiro/dell’anima mia eterna”.
Mi piace il lievito spirituale che circola tra le pagine. E’ un lievito che depone fermenti negli occhi e nel cuore e accende ardori infiniti, invita all’esame di coscienza, al bene, alla crescita.
Ma queste poesie, così ricche di pathos e di strascichi evangelici, non sarebbero così evidenti nel loro messaggio se non fossero accompagnate da fotografie, da collages, da murales, da composizioni figurative, insomma, che aiutano a dilatare la portata e le ragioni dell’insegnamento.
Non si tratta di poesia visiva, ma di poesia che tenta l’amalgama tra segno e suono e intende varcare la soglia estetica per entrare nella fenomenologia morale, con la consapevolezza del limite di ogni singola materia espressiva senza il contenitore. In alba e ritorni… la forma, il colore, le immagini sono il contenitore; le parole, i pensieri, le idee sono il contenuto e forse anche viceversa. Un esperimento ben riuscito al punto che l’intreccio colore-parole, disegno-pensieri è riportabile all’unità. Si ha la sensazione che da soli non sarebbero esistiti.
I due autori possono andare fieri di questo volume sintetizzato nella composizione intitolata Scelta :
Due scatole
vicino ad una finestra,
una riportava la scritta “tempo/vita”,
all’interno una manciata di chiodi,
l’altra piena
di… io,tu,egli,
noi,voi,essi,
con scritto “tempo/…”!
L’immagine a fianco dà l’idea di una alterità, che suscita contrapposte riflessioni.
Come fosse la visione di una presenza-assenza.
Giuseppe Mannino
Poesie:
Al nuovo
La distesa
del bene
porterà il pensier mio.
Annuncerò
la vita
oltre ogni definito,
riposerò…
sazierò il giogo tenue
del risveglio,
veglierò al fruscio del vento
la calura del respiro
dei passi stanchi.
del bene
porterà il pensier mio.
Annuncerò
la vita
oltre ogni definito,
riposerò…
sazierò il giogo tenue
del risveglio,
veglierò al fruscio del vento
la calura del respiro
dei passi stanchi.
Vetro
L’esprimere
del tutto
gioisce l’anima,
la povertà
dell’anima gioisce
del tutto l’esprimere.
del tutto
gioisce l’anima,
la povertà
dell’anima gioisce
del tutto l’esprimere.
Chiarore
Arriverò domani
all’imbrunire del vago,
vivrò
e allieterò
il respiro della gioia
fra campi di spighe.
all’imbrunire del vago,
vivrò
e allieterò
il respiro della gioia
fra campi di spighe.
Possa
…e poi
la povertà
stancherà il ricco,
…quanto ad un vento pacato
disteso
fra le labbra
della luna!
la povertà
stancherà il ricco,
…quanto ad un vento pacato
disteso
fra le labbra
della luna!
Altro
Giorno al crepuscolo
e colore al palmo
ed è vita,
sospirante
fra mani
interne all’onda lieve…,
giacente armoniosa
vagante al Monte
del dolore.
e colore al palmo
ed è vita,
sospirante
fra mani
interne all’onda lieve…,
giacente armoniosa
vagante al Monte
del dolore.
compiuto
(rialzerò
Il Viso,
asciugandoTI
rivoli d’umano colore
delineanti
il divino Respiro),
(acqua, ora,
zampillante dalle tue Mani)
,Verità – Vita/
ai piedi dell’Uomo Eterno!;…
Il Viso,
asciugandoTI
rivoli d’umano colore
delineanti
il divino Respiro),
(acqua, ora,
zampillante dalle tue Mani)
,Verità – Vita/
ai piedi dell’Uomo Eterno!;…