La poesia di Ciro Cianni ha un andamento sinfonico. Avvolge, seduce, conquista nel giro di pochi, sceltissimi versi. La spiritualità, tratto distintivo del suo mondo interiore, è sincera e limpida: lascia, o sarebbe meglio dire, lancia ai lettori echi infiniti ed emozioni che risuonano per molto tempo nel cuore e nella mente. La sua ispirazione poetica, sorgente e bussola del cammino quotidiano, è sempre spontanea e felice. Tutto questo rende necessarie le belle raccolte poetiche di Ciro Cianni, un appuntamento speciale con la parola di Dio, una riflessione originale e formativa sul mistero dell’uomo.
Dicono di me
Carla Caputo
Tra cielo e terra: intervista a Ciro Cianni, autore della raccolta poetica “ho visto solo cielo”
di Carla Caputo
“Credo//in un solo Dio,//…ed ho ancora//una rosa//nel giardino”. Questi i versi della poesia “Contradditemi”, della silloge poetica “ho visto solo cielo” di Ciro Cianni. Ho scelto questo componimento per introdurre l’articolo poiché – a mio avviso – costituisce il nodo e nocciolo dell’intera raccolta. Ad avvalorare questa ipotesi, è la stessa prefazione al testo a firma di Davide Rondoni del quale riporto la citazione: “L’uomo con Dio e con la Rosa nel giardino mostrandoci il suo getta qualche luce sul nostro. Che ha ritmi diversi, diverse presenze, ma sa di giocarsi tra Assoluto e Fioritura”. Il volume contiene due opere dello stesso autore: Alba e Ritorni (in collaborazione con Fabrizio Pepe, prefazione di Giuseppe Mannino e postfazione di Antonella Nicoletti) e Giovedi (prefazione di Dante Maffia). In ho visto solo il cielo vi è una forte componente religiosa che si fa mezzo e materia poetica. Il Dio di Cianni è un trascendente che diviene strumento analitico per la quotidianità e, allo stesso tempo, onnipresenza nella versificazione. L’immagine della Rosa e di Cristo costituiscono il tessuto di un divario che è, spesso, il protagonista delle tipiche domande “Qual è l’origine dell’universo?”, “Esiste una provvidenza?”, “Cielo o terra?”. Insomma, l’endiadi rosa-cristo riassume la compresenza di due aspetti nell’uomo: fede e peccato. Un dissidio analizzato anche dal Petrarca, una religiosità presente nel Luzi e un misticismo avvolgente nella Merini. Un’opera, quella di Cianni, che – a mio avviso – si inserisce nella più alta poesia contemporanea.
Intervista a Ciro Cianni, autore di ho visto solo cielo
Perché questo titolo? È bastato il cielo per trarre la giusta ispirazione ?
Il libro è formato da due raccolte poetiche, ‘alba e ritorni…’ e ‘giovedì’. Il titolo in realtà è parte di un verso di una poesia dal titolo giovedì’: ‘sto camminado/ da tanto tempo/ ma ho visto solo cielo’. È stata scritta in un momento particolare, la morte di mio zio, era un sacerdote e come può intuire la sua presenza ha dato molto alla mia crescita sia in ambito letterario che spirituale.
Mi trovavo in treno, seduto sui gradini perché avendo saputo la mattina presto della sua scomparsa sono salito sul primo mezzo che è capitato direzione Calabria. Quindi essendo seduto vicino la porta d’uscita, la prospettiva che avevo era più bassa. Vedevo la natura, il paesaggio più alto rispetto al solito viaggio in treno. Lì mi sono accorto che gli alberi fuori non mi ostruivano il paesaggio, quindi detto in metafora un senso di difficoltà di male… ma questa chiusura visiva invece mi lasciava libera la vista, mi spalancava tutto il cielo. La conclusione è che le difficoltà, la fatica non dobbiamo interpretarle come impedimento nel fare le cose, di vivere appieno la vita ma servono a farci capire altro… a spalancarci il cielo!
La sua è una poesia, a mio avviso, nuova. Sembra rinnovata da un sentimento autentico, un’ispirazione che si fa pioggia e bagna la sua “terra”. Quanto è eterna la parola di una poesia <<nuova>>?
Più che la parole eterna cerco il puro nella parola, come la pioggia che deve nutrire la terra, spontanea e feconda. Così l’ispirazione deve inondare, avvolgere, traboccare fra le pareti del cuore, far sgorgare acqua pura per far germogliare il nuovo… e per dirla con un mio verso ‘ho piantato cuori per il tempo/ nello spazio del mondo’ (viandante).
Cristo e La Rosa: un leitmotiv che torna incalzante, anche quando non appare “come” parola nel testo. Sembrano esserci, e figurativamente e musicalmente, in tutte le poesie. Perché questo connubio ?
Sì, sono parte viva di me. Presenti in ogni mio verso. Cristo come fondamento, radici, da dove parte il mio tutto e dove tendo. Considerando un ‘dono’ la mia scrittura cerco di testimoniare Lui attraverso il ‘raccontare’ in versi. Mettere al primo posto in ogni giorno l’amore con la A maiuscola che solo Lui può dare. E invece la Rosa che sembra non sia collegata, ma non è così. Ho avuto una attrazione verso questo fiore, difatti l’ho sempre coltivato, curato. E come poteva chiamarsi mia moglie? … Rosa naturalmente. Ma chi ha saputo cogliere e dare un significato più profondo a questo mio ‘raccontare’ su Cristo e la rosa è stato il prof. Giovanni Chiellino che sulla poesia Credo/ in un solo Dio,/… ed ho ancora/ una rosa/ nel giardino dal titolo ‘Contradditemi’, ha scritto: La rosa che riflette il Divino Volto, l’umana speranza, il sogno della perfetta armonia, ma anche la spina dove si materializza il chiodo della Croce, il penetrante dolore, l’amaro pianto.
La presenza religiosa che, a mio avviso, si fa sangue e corpo della raccolta, è notevolissima. Ma mi piacerebbe soffermarmi sulla rosa: la candida rosa dantesca o, data la sua presenza in giardino (quindi in una dimensione terrena), segno di peccato?
L’uomo è carne e anima. La rosa è parte del giardino, del mio giardino. Luogo e tempo dove la mia poesia nasce e si nutre. Il peccato è in questo mondo, non si può ignorarlo o prenderci in giro… però si può sempre scegliere di non farne parte. La nostra volontà, il nostro discernimento possono cambiare le cose e le vite di ognuno.
Metrica, stile, forma: mi sovviene il Mallarmé. La struttura rispetta l’esigenza del pensiero che precede la versificazione vergata o è espediente letterario?
Mi viene naturale scrivere così. La ricerca della parola è lavoro quotidiano sia nella dimensione in versi che artistica, dato che mi occupo anche di arte sotto forma di scrittura poetica/critica.
Echi di Panismo. La natura sembra assumere un doppio ruolo: emanazione di Cristo e categoria umana. Quanto ti riconosci con la natura?
È la rappresentazione della presenza di Dio. Dopo aver visto un’alba, un tramonto, il mare… il cielo, come si può non stupirsi? o negli occhi di bambino. Dovremmo ‘usare’ di più il silenzio e ascoltarlo… senza di Lui non andiamo da nessuna parte.
Dio: ispirazione, trascendenza, poesia? O un trittico perfetto e complementare dove ognuno dei tre è sia mezzo che materia di scrittura?
Quella essenza che ti fa capire e riconoscere quel profumo… buono, l’ispirazione pura che ti fa mancare il respiro quando arriva e quando finisce, quel verso che diventa la tua vita unica e irripetibile… solo vivendola però potrai finire quell’ultimo verso della tua più bella poesia.
(Prisma - Anno X - Numero 335)
01.06.2019
Elisa Davoglio
Giovedì è il giorno che Ciro Cianni innalza a simbolo del proprio misticismo e della personale ricerca di un rinnovato senso di grazia – come dice Dante Maffia nella prefazione al libro – che lievita nei brevissimi atti lirici che compongono la silloge.
Nella brevità dei versi infatti si raccoglie tutta la poetica di Ciro Cianni, tesa a raccontare un essenziale che la vita spesso sopravanza e delimita. Giovedì è il giorno della dipartita, del distacco dalla vita terrena da parte dello zio “don”, esempio di religiosità concreta e insieme altamente spirituale; giovedì per l’autore è anche il giorno dell’incontro con l’Amore che dipana le sorti di tutti.
Nascita e morte si mescolano per tradursi in versi asciutti e necessari, apparentemente distratti nella loro estrema concisione, ma per il lettore costituiscono l’approdo ad una lirica solo apparentemente facile ed immediata.
Con “occhi svenduti | alla tranquillità del tempo” Ciro Cianni rivisita “conserve”, “fine”, “tempo/spazio”, “virgole”, “stupore”… per dirla con solo alcuni dei titoli dei testi che compongono la raccolta, vere e proprie tappe di un percorso interiore caratterizzato da introspezione ironica e diretta, senza il filtro gravoso della retorica e della ossessiva ricerca.
“Tempo al trucco, | mani | sdraiate al sole”: l’immagine apparentemente casuale raccoglie una vastità di significati che l’autore prosegue a svelare a modo proprio, come raccontando sul filo del ricordo piccoli, successivi miracoli ai sensi destati del proprio lettore. (Literary.it -
Atlante Letterario Italiano)
Dante Maffia
"...uno dei più importanti poeti della sua generazione".
Tiziana Ruffo
"E che siano le armi spuntate di un poeta a darci un insegnamento simile di vita e non l'esempio di un eroe di cartone? La dice lunga sul valore che la poesia vera ha sempre rappresentato nel tempo e continuerà certo ad avere." (La Gazzetta del Sud - articolo sul libro "giovedì")
Giovanni Chiellino
"Credo/ in un solo Dio,/ ...ed ho ancora/ una rosa/ nel giardino." La rosa che riflette il Divino Volto, l'umana speranza, il sogno della perfetta armonia, ma anche la spina dove si materializza il chiodo della Croce, il penetrante dolore, l'amaro pianto; e così di verso in verso, di composizione in composizione, la poesia di Ciro Cianni ci porta, dopo aver "comprato/del pane e dell'olio/ per il ritorno", dal "fruscio del vento", dalla "calura del respiro/ dei passi stanchi", attraverso "le ferite del Giusto", alla "Verità-Vita/ ai piedi dell'Uomo Eterno!". Nella limpidezza di un chiaro sentire poetico la parola di Cianni, pur distillata e purificata, non perde comunque il fuoco che la innerva; essa vibra della caducità dell'esistere, delle sue perdite delle sue attese, sostiene il peso del quotidiano affanno prima di librarsi, "mendicante di bellezza" e "dopo aver dato/ respiro alle luce,/ volto ai colori,/ parole al mare", nelle aperte distese della fantasia, negli ampi spazi del canto poetico che a volte raggiunge un respiro evangelico e fugaci immersioni in visioni bibliche: " Ti amo - Semina/ e attendi/ la pioggia", oppure " Amami - Nel silenzio dammi/ da bere". ( estratto dalla relazione su "alba e ritorni...")
Eugenio Nastasi
...La tenerezza dell’amore gratuito espresso per zio Gigi inavvertitamente si sposta verso la “ Rosa d’amore” che lasciando intatta la freschezza dello sguardo, diviene stretta di mano, abbraccio, senza che il respiro di Cianni si spenga nella forma “chiusa” poiché gli spazi aperti dentro alle strofe, agevolano al lettore ulteriori modulazioni di tinture e di evocazioni:
“ …da giardini eterni/ sei arrivata/ a portare petali…/ profumo/ per le mie mani…/ custodiremo/ luce per la notte/ da freddi inverni/ …cuori dalla/ coperta rossa”.
Con la poesia di Cianni siamo lontani da posizioni ribelli o maudì, il sentimento della vita, quello educato al seguito e sull’esempio di una persona vocata alla sequela di Cristo, accendono pensieri vivi e maturi, pensieri che si fermano di fronte allo stupore dell’ascolto e dello splendore del cielo o per dirla con Isaia:” Nella calma e nella fiducia è la nostra forza”. (estratto dalla relazione su "giovedì")
Maria Rita Bozzetti
“Giovedì” di Ciro Cianni, raccolta di poesie edita da Lepisma Editore, è un elegante libro dalla copertina luminosa che fa presagire un contenuto aereo, leggero, profondo senza necessariamente essere tetro. Testo essenziale, spoglio di voli emotivi e di parole in ampia assonanza che potrebbero divaricare il tragitto del lettore dal percorso del poeta, e che esprimono l’estremo tentativo di togliere ogni sovrastruttura per entrare diretto nel cuore.
Si avverte una ricerca di colori e di sfumature particolari, fuori dall’ovvio, lo sforzo di guardare il mondo con occhio alto sulle banalità e attento a quei dettagli che sfuggono all’abitudine ma non al cuore di un poeta. Il lettore viene angolato su equilibri poco sperimentati, in un esercizio sui trapezi che attiva inusati percorsi, figure in corsa dietro la visione personale e insieme assoluta del quotidiano.
E’ una guerra all’abitudine di leggere: è la voglia di fare scendere nel patos dove ognuno coglie l’emotiva onda con il diapason della sua sensibilità.
(estratto dalla relazione su "giovedì")
Elisa Caprarella
...“Sto camminando / da tanto tempo / ma ho visto solo cielo!” (Giovedì).
Un viaggio soprattutto spirituale, un percorso la cui strada è il cielo: un cammino a Dio. I versi si susseguono in sequenze che suggeriscono una scala che unisce la terra al cielo. Parole come gradini di luce. Non è solo un percorso dalla terra al cielo – dalla tenebra alla luce, ma anche e soprattutto dal cielo alla terra – dalla luce alla tenebra, perché sia luce alla luce. Questo ad evidenziare che si torna al luogo da cui si viene. La luce, lo spirito, torna alla luce, all’Amore supremo. E dentro il viaggio del poeta si svolge nel contempo quello dello zio: il viaggio della vita e il viaggio oltre la vita. Ma non sono percorsi separati, bensì uniti dall’amore. E la poesia di Ciro qui assume l’accezione manzoniana di forma di vita morale che sgorga dall’imo dello spirito per volgersi e darsi ad altri spiriti. C’è infatti nel sentire del poeta una volontà di condivisione e di esternazione di quei supremi palpiti che il vero bene imprime nell’anima. Poesia che evoca anche un intento contemplativo, detta sottovoce per dar spazio a quei silenzi così eloquenti in cui l’anima maggiormente ritrova la sua naturale dimensione di elevazione:
“…All’ombra / d’alberi rossi / …silenzio.” (Attesa). (estratto dalla relazione su "giovedì")
Nello Rosolino Rosolini
...Silloge preziosa nella fattura e nel contenuto. I versi pur nella rapidità della stesura,
lanciano lunghi richiami di riflessione all'anima. (estratto dalla relazione su "alba e ritorni...")
Giulio Andreotti
...Ho molto apprezzato le poesie di Ciro Cianni. (lettera su "alba e ritorni...")